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I racconti di Giuseppe De Barba, Caporal Maggiore, 2° Scaglione 1981, Compagnia Comando e Servizi – Plotone Trasmissioni

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LA REAZIONE FISICA

Chi ha fatto il servizio militare ai tempi della leva si ricordera' certamente della Reazione Fisica ! Spiego cosa era per chi non ha provato Hurra' nel caso un giorno in questo Gruppo arrivi qualche simpatizzante esterno al nostro Beneamato Corpo. Dunque premesso come tutti sanno i Reparti Speciali di tutto il mondo fanno della Fisicità un punto cardine primario... anche ai tempi della Naja la Reazione Fisica raggiungeva tutti anche i Furieri, eccetto chi quel giorno era di servizio come le Guardie o il P. A. O. e questo soprattutto nei Reparti Operativi di tutti i Corpi ad esempio Bersaglieri, Folgore, San Marco. La Sveglia suonava alle 6,30 se ricordo bene e alle 7,30 c'era la cerimonia dell'alzabandiera (per chi era in sede.. visto le caserme Operative come il Susa erano come città dove era un continuo andare e venire a tutte le ore) per cui avevi 1 ora per lavarti/raderti, vestirti, fare il Cubo, fare colazione e ne avanzavi anche per Bambanare nei pochi giorni fortunati in cui non eri in bacheca Operazioni /Servizio. Ma... quando c'era Reazione Fisica la sveglia era alle 5. 30 e tanto in estate per chi era nelle Caserme in riva al mare quanto a Gennaio al buio e con 1 metro di neve per le caserme Alpine. Si correva in pantaloncini corti, maglietta verde oliva e scarpette ginniche con calzette leggere di cotone. In inverno era una "Reazione" sul serio ! La Reazione Fisica quando toccava ti metteva di fronte a una scelta: nel tempo restante all'adunata/alzabandiera o ti lavavi o facevi colazione. A quel punto dopo l’adunata e presentazione della Forza agli Ufficiali e al Colonnello suonava l'Alza Bandiera. Con il conseguente Rompete le Righe solo allora iniziava la giornata vera e propria dove ognuno si recava al proprio sito di lavoro come auto sezione, uffici, magazzini, oppure partiva zaino e scarponi con l'arma a tracolla in marcia verso destinazioni diverse. Morale evitavi la Reazione Fisica solo quando eri fuori con le tende ai campi o manovre ponti radio o continuative, ma alla fine dei conti non ti salvavi a fare l'imboscato da nessuna parte, e questo e' un fattore comune a tutti quelli del Susa dove a 2 giorni dal Congedo potevi benissimo montare ancora di Guardia perche' solo nell'ultimo giorno consegnavi il vestiario e nel successivo uscivi in Borghese per sempre ! Il mio intendimento con questo racconto e' quello di riesumare con i ricordi il famoso motto: RICORDATI CHE SEI DEL SUSA, e chi se lo dimentica !

 

LE ESERCITAZIONI A.M.F. NATO ALL'ESTERO 

Se le Reazioni Fisiche del primo mattino ti facevano capire che eri in un Battaglione Operativo, le missioni all'Estero della Forza Mobile Alleata cui apparteneva il Susa era un altra "chicca". Ti faceva capire che non eri in un Battaglione convenzionale. La Bandierina Italiana portavamo sia sulla manica della tuta SCBT che nella Drop ti faceva sentire molto orgoglioso, soprattutto quando si andava al CAR a Cuneo a prelevare le " Burbe " o " Figli ": con quella bandierina eri visto come un Alieno persino dagli stessi Caporali istruttori del Mondovi' che avevano addestrato te e spesso captavi i commenti alle tue spalle tipo "Questi si che sono Cazzuti". Se la Reazione Fisica ti resta impressa nella mente per molto tempo ma poi tende a svanire, le manovre AMF all'Estero sono impossibili da dimenticare, anche perche' l’indennita' di missione ti faceva ricco per un bel po' ! Le Manovre all'Estero restano per sempre e soprattutto il volo di ore sui C 130 resta indelebile e il punto e' che a quel tempo quando gli Ufficiali te lo dicevamo non ci credevi. La foto è dell’alba sul mare del Nord dall'unico oblo' del C 130 .. scusate la qualita' ma ai tempi avevamo le Kodak Instamatic a pellicola ... L’altra foto è dello sbarco a Copenhagen – Vaerlose. Parliamo dell’Operazione AMBER EXPRESS Settembre 1981, 10 giorni di pioggia su 20…..

 

L'ARMADIETTO IL CUBO E LA BRANDA

Quando sono arrivato al CAR a San Rocco di Castagnaretta di Cuneo proprio il giorno del mio 20° compleanno in stazione c'erano dei Militari ad aspettarci e una volta consegnata la cartolina precetto ho subito capito di essere Fritto come tutti gli altri. Fine di tante cose. E inizio di altre totalmente diverse che tutti conosciamo. Quello forse non tutti ricordano e' quanto eravamo "imbranati" mentre pensavamo di essere dei Bulletti di Periferia. Personalmente me ne sono accorto subito, quando dopo il reclutamento ci hanno consegnato il vestiario. Non sapevo piu' dove mettere la roba di dotazione, anche perche' pensando sarei morto di fame mia mamma mi diede dietro nella borsa una dispensa. Morale davanti all'armadietto che mi venne dato, mi trovai di fronte all'equazione: e' largo 35 cm, alto 2 metri, profondo 40 cm ed io ho roba per 4 bauli . E adesso ??? La soluzione fu la roba alla rinfusa e pressata, così quando dovevi prendere qualcosa era una caccia al tesoro. Abbiamo sempre visto i Caporali Istruttori del CAR come dei privilegiati in quanto non si facevano il fondello, ma non li abbiamo mai ringraziati per la loro pazienza: circa 1000 uomini da seguire tutti i mesi che non avevano idea da quale parte fossero girati. Alla fine del mese ci hanno assegnato le destinazioni e fu un dramma, ricordo un ragazzo di nome R. C., quando gli dissero Conducente Muli a Susa  citta' per la paura del nonnismo gli prese un malore e dovettero chiamare il Medico. A noi toccò invece il Battaglione Susa e tutta la sicurezza acquisita in quel periodo svani' e ci venne addosso una specie di timore reverenziale nei confronti di quei "veci " prossimi al congedo. Nei nostri sogni volevamo essere al loro posto e aver gia' finito tutto mentre si doveva ancora iniziare (mentre ora vorremmo tornare). La Deferenza fu tale che nella tratta fino a Pinerolo sui cassoni dei CM subimmo 3 "Adunate Cassone" di quelle Marca Leone senza nessuno abbia osato fiatare. Oggi nel Professionismo non si fa più, anzi se solo succede qualcosa per tuo dolo gratuito sono cavoli grossi ma erano altri tempi, molto meno Ortodossi ! Insomma per tornare al discorso, dopo sole 2 settimane dal CAR, al BTG nell'armadietto non solo avevi tutto in ordine compresa la roba civile ma ne avanzavi ancora, anche per il cibo abusivo. In certi periodi poi, persino la borsa valigia aveva le stecche di rinforzo per farla sembrare piena e in ordine mentre era vuota, e nessuno si era preso la briga di insegnarti nulla, veniva tutto da sé ! Da Nonno avevi persino lo spazio per imboscare la bottiglia di Grappa per fare festa ogni tanto con i tuoi della camerata e ospiti delle altre. La sola cosa che avevi " privata " era proprio l'armadietto, ma quando capitava l'ispezione, foto, immagini e manifesti erano Tabu', per cui non eri padrone nemmeno di quello spazio. La seconda impresa fu imparare a fare "Il Cubo" con coperte cuscino & lenzuola. I primi erano una cosa informe senza senso, ma poi ci potevi passare la bolla a livella sopra.
Anche qui un altro grazie agli istruttori. Non tutti erano " ginnici " e svegli e alcuni erano "impediti " come si diceva allora. Alla fine avevi il tuo armadietto il tuo "Cubo" e  la tua Branda, e questa volta averla assieme alle altre e non in versione "Privacy " era un vero piacere, con i tuoi nuovi amici intorno, anche se qualcuno russava appena metteva giu' la testa mentre tu facevi fatica ad addormentarti, al mattino non lo rinfacciavi nemmeno ben sapendo cosa ti aspettava prima fosse di nuovo sera. Morale un anno ti trasformava in Uomo fatto, organizzato, spigliato e sicuro di te stesso sul serio ... Capace persino di sopportare cose " folli " agli occhi della gente normale quando raccontavi qualcosa della tua esperienza al Susa.

 

IL BAZOOKA M1

Un giorno il nostro Capitano G. M., oggi Generale di CA in pensione, ci porta non so piu' dove a sparare con il Bazooka anticarro, attenzione non il cannone senza rinculo da 81 mm a bossolo e canna rigata, ma il Bazooka lanciatore di bombe a razzo spalleggiabile come quello della Seconda Guerra Mondiale Americano e fatto a Tubo liscio. Arriviamo in questo sito in montagna, montiamo le 2 parti tubolari dell'Arma e mettiamo in linea i Razzi a testata inerte da esercitazione: il Bersaglio e' un grosso masso a distanza ignota . Il Capitano ci insegna la procedura corretta e iniziamo la sessione tiri, si tratta di mettersi in ginocchio e poggiare il tubo lanciarazzi sulla spalla dominante quindi la destra, mettere la mano sulla impugnatura e guardare il collimatore ottico di mira. Questo presenta una tacca fissa di riferimento e le altre oscillanti come una bolla a livella con incise le distanze stimate del bersaglio. In pratica se stimi 250 metri metti il 250 oscillante sullo zero fisso a centro; bene ... fatto questo come capo arma il servente invece carica il tubo lanciatore da dietro con il razzo e ti da una botta sull'elmetto come segnale di arma carica e poi si allontana di lato per non prendere addosso la vampa di scarico del propellente. A quel punto senti tutto il peso del Razzo sul posteriore e ti sbilanci, poi si presenta il problema di indovinare la distanza a occhio del Bersaglio per cui chiedo al Capitano "Quanto sara' da qui a la'" Si inalbera nero e dice "Sono tutti ca... i suoi quanto sarà !" a lettere Maiuscole. Mah .. bell'aiuto in caso di Guerra ! Collimato il bersaglio quando tiri il grilletto, parte una carica piezoelettrica come quella dell'accendigas che innesca il Razzo, il Razzo si accende, fiamme dietro e erba che fuma e ti passa sulla spalla, a quel punto il peso dietro si scarica quindi il collimatore oscilla. Poi il Razzo arriva in volata e pesa tutto davanti per cui la misura va a farsi benedire e non ti resta altro da fare se non osservarlo in volo come un fuoco d'artificio in orizzontale andare fuori Target. Allora noi due ci scambiamo di posto e tocca a me fare il servente mentre il mio socio fa da capo arma, gli dico "Ascolta ho mirato a 200 metri e siamo andati corti, prova a 300 forse va meglio e guarda che capita così": vediamo il Razzo partire, poi in volo, troppo in volo….. “Fermati cavolo!”. Morale andiamo lunghi. A quel punto la prima cosa ci e' venuta in mente e' stata come facevano i GI Americani della 2 GM a fare centro oltre i 50 metri ! Finita la sessione prova il Capitano, in piedi (nota bene) e a gambe larghe, punta e spara, centro ! Alza le mani reggendo il Bazooka al cielo con ovazione generale della Compagnia. Dopo 35 anni contatto il Capitano grazie ai Social e finalmente posso dirglielo: " Quella volta del Bazooka, grazie al cavolo, conoscevi il comportamento dell'arma e anche la distanza !" Risposta:" Hi Hi Hi"

 

IL SUSA OGGI

Vorrei farvi fare un Tuffo nelle meraviglie tecniche del presente: vi presento un mezzo molto particolare utilizzato dal nostro esercito ed in particolarmente dalle truppe Alpine (quindi anche dal Susa) visto le sue ottime capacità "All Terrain" (Tutto Terreno). Vi sto parlando del BV 206 S7 della Hägglunds (ora BAE Land system, la stessa del CV90): con una cilindrata di 3200 cc ed ed un peso di circa 7 Ton (ovviamente varia in base alle versioni) è capace di raggiungere 52 km/h (velocità limitata) su cingoli di gomma ed una trazione distribuita al 50% sul modulo anteriore e 50% su quello posteriore. Dispone di due serie di marce (veloci e ridotte) gestite da un cambio mercedes-benz W5A-580 che gestisce alla perfezione i 130 KW e 380 NM erogati dal motore Steyr diesel turbocompresso con valvola west-gate ed un regime massimo di 4800 giri/Min. Può affrontare pendenze del 60% verticale mentre del 30% laterale. Come scritto prima è diviso in due moduli collegati dal sistema sterzante a pistoni pneumatici con pistoni contrapposti per la stabilizzazione dei due moduli. Entrambi poggiano su carri di rotolamento identici con un complesso sistema di sospensioni comprendenti molle a balestra, molle di torsione e bracci oscillanti oltre a 4 cuscinetti sul quale poggia la scocca del modulo. Il carro di rotolamento è composto da 4 coppie (interna ed esterna) di ruote non motrici una coppia di tensionamento (posta posteriormente su ogni cingolo) ed una corona motrice (anteriore), dispone in oltre di un ruotino di supporto in alluminio. Nel modulo anteriore trova posto il pilota il capo carro/radiofonista ed il rallista. Possono essere ospitate stazioni radio Sincgars E 178 ed una mitragliatrice 7.62/5.56 (in altri eserciti viene montata anche la 12.7). Nel modulo posteriore trovano posto altri 8 uomini totalmente equipaggiati per il combattimento montano (e non solo); ulteriore materiale può essere caricato sopra i due moduli ed una squadra sciatori può in aggiunta essere trainata all'esterno oltre ovviamente a poter trainare carrelli o pezzi d'artiglieria. Utile ricordare che è anche in mezzo totalmente anfibio e naviga (previo preparazione di una deriva sul frontale del mezzo) ad una velocità di poco più di 4 km/h (ovviamente non è stato progettato per il mare aperto). Ha il serbatoio sdoppiato con una capacità di 115 LT per un autonomia teorica di 300 km. Merita aggiungere che esistono versioni soccorso, Tow, mortaio, ecc. vedi foto. È da poco stato presentato in Italia il nuovo S10... Ma questo è un altro argomento ! Chissa' quanti tra voi vorrebbero oltre a me farci un giro.

 

UN PONTE RADIO

Chi non aveva incarico Radiofonista non puo' saperlo, allora le Radio in dotazione erano di 2 tipi principali, quelle in FM (modulazione frequenza) e quelle in AM (modulazione ampiezza). Nelle FM il segnale si propagava in linea retta quindi se l'onda trovava ostacoli come una montagna rimbalzava sulle pareti, ragione per cui per modulare a grandi distanze erano necessari i ponti radio. Un ponte (un altra postazione radio) raccoglieva il messaggio dalla prima radio e lo ritrasmetteva alla terza. La radio in AM (quella della sala radio sopra la Mortai) aveva invece una propagazione del segnale a ombrello, le onde erano quindi in grado di scavalcare le Montagne: la distanza massima di modulazione dipendeva dalla Potenza della radio. Quindi avevamo: in FM, la RV 2 appesa al collo e impugnabile con antenna a frusta per il collegamento tra Plotoni - la RV 3 spalleggiabile, peso 12. 5 kg a vuoto senza pacco batterie con antenne a stilo o frusta da portare oltre lo zaino per collegamenti tra CP e BTG o tra CP e CP - la RV 4 montata sulle Campagnole AR 76 su un pianale in legno ed era costituita dalla radio RV 3 con collegato in parallelo un amplificatore da 20 watt di Potenza per cui a orizzonte libero arrivavi tranquillo a 200 km, ma la realta' delle montagne con versanti che ostacolavano ti limitava il raggio utile, dietro avevi 2 antenne a stilo, una ricevente e una trasmittente. L’unica radio in AM era la RH 4, molto pesante e richiedeva un pacco di 4 batterie da auto da 12 volt ciascuno, in apposita cassetta trasportabile da 2 uomini, con antenna filare a sezionatori aperto/chiuso in relazione alla frequenza usata: in pratica l'antenna a filo veniva allungata o accorciata a seconda dell’esigenza. Poteva essere alimentata anche da un generatore a pedali. Mentre le FM appena accese erano pronte, la AM richiedeva tutta una procedura corretta di Taratura prima di poter modulare ed era usata tra CP e BTG o nel caso della radio in “Colombaia” (sala radio sopra la 133) tra BTG e Comando Brigata. Il linguaggio era il fonetico Nato con il suo alfabeto. Ogni postazione radio era in “Maglia Radio” ed ogni volta che si usciva avevi una tabella con le sigle grafiche di chi era chi, ad esempio in FM il Susa era sempre “Tonno” mentre sempre ad esempio il Generale di Brigata era “Aquila 1”, gli altri Battaglioni erano altre sigle. Da cui le CP del Susa erano “Tonno 1/2/3/4/5, la Comando era “Tonno 1” e il suo comandante  era “Tonno 1 Alfa”. In AM invece le sigle cambiavano ad ogni uscita, il Susa ad esempio una volta era Juliett 7 - 7 Kilo mentre in un altra poteva essere 7 Quebec India Mike e lo sapevi dalla scheda di maglia radio. Luglio 1981, mi mandano con il mio equipaggio e con la mia AR 76 a Pontechianale in Val Varaita a fare da Ponte Radio di Riserva (solo ascolto): la 36 CP era in marcia per una settimana oltre confine con il 154° Reggimento Alpini Francesi ad assicurare il collegamento tra la 36 e la Berardi c'e' il collega CM G. P. con la sua squadra sul Colle Agnello e un altro equipaggio sul Monte Bracco che faceva da Ponte. Io entravo in scena in caso di avaria di uno dei due prendendo il suo posto spostandomi in loco. Ma non accadde. In uno dei 7 giorni ... Chiamata “Agnello da Tonno 1 Alfa Passo” ( era quindi il Capitano ). Risposta nessuna. Chiamata  “Agnello da Tonno 1 Alfa Passo” Risposta nessuna. Terza chiamata: “Agnello DI DIO da Tonno 1 Alfa Passo ! Risposta immediata “Avanti Tonno 1 Alfa, sentiamo forte e chiaro !”  Potenza del Signore.

 

IL MOTOCICLISTA MOVIERE

Nel 1981 il Motociclista Moviere della CCS era un ragazzo simpaticissimo di Lanciano in Abruzzo, era quello piu' lontano di tutti in quanto noi eravamo di provenienza Biellese, Ossolana, Torinese e Cuneese. Il suo compito era essere disponibile a tutto quello serviva durante gli spostamenti in auto colonna, fare il blocco agli incroci, fare le eventuali segnalazioni con la paletta come quella dei Vigili Urbani nel traffico. Prova in piena estate di Allarme NATO: tutti i mezzi della Comando al mattino prima della colazione vennero messi in linea davanti la CP sul lato sinistro, il lato destro spettava alla 133 CP. Dopo la colazione adunata e alzabandiera come sempre, poi il Capitano che la comandava diede ordine di portarsi in fila dietro ai mezzi, conduttori e capo macchina di fianco le rispettive cabine e quelli da imbarcare dietro in fila indiana. Io stavo con la mia AR76 al secondo posto, quindi il Motociclista Moviere con la Guzzi Falcone 500 era di fianco alla prima AR76 alla mia sinistra che era quella del Capitano. Proprio il Capitano disse: "Al mio ordine tutti a bordo, accendere le luci, accendere i motori….” E vedo il Motociclista Moviere che pedala la Guzzi senza riuscire a metterla in moto, il Capitano va subito da lui con l'agenda in mano dietro la schiena: “Cosa succede ?” -  “Non va in moto Capitano” – “ ...Aaaahh non va in moto, stia punito 7 giorni !” Il Motociclista Moviere, nero,  sconta la pena. Passano 2 settimane e si fa un altra prova di Allarme Nato con la stessa procedura. Questa volta pero' il Motociclista Moviere si alza alle 5 del mattino, sveglia l'addetto ai fogli di marcia dell’Autosezione e si fa consegnare la Guzzi, poi la mette in moto e la fa girare per la Berardi rompendo il sonno a tutti, stavolta ha il motore caldo. "Stavolta" dice lui "Mo' lo frego io a quello stronzo" Arriva il momento "Al mio comando a bordo, accendere i fari, accendere i motori…” E allora vedo il Motociclista Moviere che continua a pedalare la pedivella di avviamento della Guzzi senza riuscire ad avviarla. Il Capitano va da lui. “Non parte Capitano” -  “Stia Punito, 7 giorni !” Rido ancora adesso.

 

D.Z.

Nel 1981 D. Z. era Tenente e vice comandante della 36 CP: " Radio Naja " diceva un sacco di cose sul suo conto, si diceva aveva i battiti del cuore rallentati, si diceva era impossibile stargli dietro in marcia, si diceva che ti faceva " scoppiare "….. A Maggio 81 mi aggregano come radiofonista con la mia AR 76 alla 36 CP, devo prelevare D.Z. in Berardi e portarlo con 4 dei suoi ragazzi a Pian del Re con il rimorchio da 1/4 di Ton carico di zaini tende e materiale Alpinistico . La missione era attrezzare il Monte Granero a corde fisse per poi fare salire nei giorni successivi tutta la 36 CP. Il mio compito era restare nei pressi del Rifugio con la AR e radio accesa e fare da assistenza in caso di emergenza Al Tenete e i 4 ragazzi durante l'attrezzaggio del Granero . La notte prima la passiamo lì a Pian del Re, piazziamo le tende isotermiche da 2 posti in cui nella mia, non avendo altri, dormii da solo nel sacco a pelo . Alle 3. 30 precise della notte D.Z. da la sveglia. Come ??? Semplice..... “Sveglia, sveglia Mongolini” Poi lo sento venire da me e in un attimo divelse tutti i picchetti della mia tenda, alzò le palerie di sostegno e mi tirò 2 calci "mezzo" leggeri: morale in un secondo tutta la tenda mi crolla addosso. “Tenente sono sveglio cavolo !” “In piedi Mongolino” Oggi sarebbe un caso da Telefono Azzurro o per la Lega della difesa dei Diritti del Najone, ma allora si stava muti per evitar di peggio….. Alle 4 dopo la colazione fredda, il Tenente e i suoi 4 guerrieri si mettono in marcia per andare ad attrezzare la montagna e mi diede ordine di stare in ascolto alla radio ancora in piena notte sotto un cielo stellato . Dopo che la pattuglia ebbe fatto circa 300 metri D.Z. chiama per prova collegamento, “Forte e Chiaro !” Dopo circa 1 ora sento gracchiare la radio, una scarica di disturbi, cavolo mi dico..... “Non credo sia lui che chiama, sentirei bene le parole”. Poi arriva una seconda scarica dopo 10 secondi in cui credo di aver capito che qualcuno ci modulava sotto ma non capivo chi poteva essere, poteva essere chiunque e anche lontano. Decido di rispondere con " Qui Pian del Re passo ", quello ho sentito dopo non e' mai stato così " forte e chiaro ": "Razza di Mongolino quando chiamo devi rispondere subito e' chiaro ??? Qui rischiamo la pelle mentre tu ti fai le pippe hai capito ?". (Porcavacca e ora chi gli spiega che prima sentivo solo scariche di statica e qualcosa di indefinito). “Ricevuto, forte e chiaro !” Risposi. Poi chiamo' ancora 3 volte nell' arco della giornata come prova collegamento ma siccome era in punti meno " mascherati " e più in alto sentivo bene le parole. Morale al rientro dopo la missione ebbi modo di parlare con calma col Tenente e spiegargli cosa era successo dalla mia parte, forse credeva passassi il tempo a fare il filo alla ragazza del Rifugio (era vero ma era lei a venire da me mentre non abbandonavo il mio posto). D.Z. capi' la situazione e si rabbonì, ma inizialmente era bello Nero con il sottoscritto. Dopo la Naja da cui ne sono uscito bello Arrodato ho iniziato con l' Alpinismo e ho capito che non si stava dietro al Tenente per il suo allenamento: in montagna più' cammini e più sei allenato, più vai forte ! Se vai solo una volta ogni tanto, il giorno dopo te ne esci con le ossa rotte e sei sempre al punto di partenza. In ogni caso avevo conosciuto D.Z. che si rivelò sempre un vero Mito come Uomo, Montanaro, Militare e Scalatore.

 

ADUNATE CON G.M.

Sono sicuro le ricorderete. Alzabandiera ecc. ecc., poi veniva il momento fatidico: “I magazzinieri, in magazzino - I furieri, in fureria - Gli autisti, in autosezione - Il postino, via col pullmino a farsi un giro a Torino - I tattici, a fare i tattici - I checosaneso', a fare altro” Poi dopo, per ultimi, toccava a loro…. “i disponibili” Il “disponibile” era un vero disponibile a tutto, quindi tutto pur di sfuggire ai “disponibili” e ti inventavi qualsiasi scappatoia….. Il disponibile svuotava i magazzini, cuciva le reti mimetiche, rivoltava le tende, puliva le gavette, scopava le foglie, spalava la neve….. insomma una rottura di palle enorme ! I commenti, ancora schierati in adunata vicino a te, erano:  “Porca miseria, mi tocca fare il disponibile !”

L' AG 70

Quando il Susa veniva inviato nelle missioni della Forza Mobile non partiva solo il Battaglione al completo (tranne il personale di presidio che rimaneva in sede) ma partiva tutto il cosiddetto "Gruppo Tattico Susa" che comprendeva una Compagnia Genio Pionieri dell’Abbadia Alpina di Pinerolo, una Compagnia Contro Carri della Monte Grappa di Torino in quanto il solo Plotone C/C della Comando con 4 equipaggi non bastava a soddisfare le esigenze, un plotone Trasmissioni Alpine sempre della Monte Grappa, la 40^ Batteria di Artiglieria da Montagna del G. A. M. Pinerolo di Susa che era di base alla Ceccaroni di Rivoli, il R. S. A. Reparto Sanita' Aviotrasportata sempre di Rivoli con l'Ospedale da Campo, lo Squadrone Elicotteri dell'ALE " Altair " di Venaria Reale con ai lati delle fusoliere le Razziere scariche e il Reparto Logistico sempre della Ceccaroni con il Fiat AG 70, dove credo A sta per autocarro e G per Gru da 70 Tonnellate. Ovviamente i mezzi inviati in missione non trovavano tutti posto sui voli con i C 130 della 46 ma Brigata Aerea Trasporti di Pisa San Giusto, ma venivano dislocati su tradotte ferroviarie. Ed eccomi al dunque del mio racconto breve. Siamo nel Settembre 1981 e ci tocca la Missione AMF "Amber Express" nel Sjelland in Danimarca. L'Esercitazione si divideva in due fasi, dieci giorni di " Staging Area " in cui tutta la Forza Mobile Alleata veniva rischierata con i suoi 10.000 uomini e dieci giorni di "Combat Phase" in cui si facevano manovre tattiche di movimento giorno e notte con scontri in bianco (a salve) tra le due fazioni Blu e Orange. Dopo i voli aerei in cui sono arrivati tutti coloro che avevano il compito di preparare e installare i campi (comprese le linee telefoniche) tra cui il sottoscritto, sono arrivate in stazione ferroviaria a Copenhagen anche le tradotte con i mezzi e le compagnie di fucilieri, esattamente tre giorni dopo la partenza come da copione. Alla nostra Compagnia Comando venne assegnata una zona boschiva vicino Taderup proprio nel centro del Sjelland. In quei venti giorni ha piovuto per dieci quindi il fango era il compagno quotidiano in ogni cosa facevi. Un giorno durante la Staging Area dei primi dieci giorni, un conduttore di Biella di nome E. B. facendo manovra con il suo CM con agganciato il rimorchio da 1 Tonnellata vede un bellissimo prato in piano come un tavolo da biliardo nei pressi del campo, ci si infila e sprofonda nella melma fino alla cabina del mezzo. Io non ero presente al fatto ma ero presente quando tre Alpini sono andati a chiamare il Capitano G. M. e ora capiremo perche' ho citato il famoso FIAT AG 70. Allora assisto al dialogo ..... "Capitano, B. si e' impantanato col CM". Il Capitano:"Bene tiratelo fuori !". "Capitano ci abbiamo gia' provato con il Tonno Recuperi e con due CM con due cavi di traino che si sono tranciati ".Mentre vi faccio immaginare la faccia del Capitano in quel momento, dico per chi non lo sa o ricorda che la Comando aveva un Plotone RR ovvero Ricambi Recuperi con un camion gru, in pratica era l'officina del Battaglione ma il carro gru detto Tonno Recuperi non bastava per risolvere quel problema. Ora ecco il resto della Storia: "Capitano bisogna chiamare l'AG 70 del Logistico per sollevarlo di peso" Il Capitano M. "Porco del Vostro D ... ". Il gruppo si avvia con il Capitano col volto colore inchiostro verso il sito del fatto e a quel punto chi come me ha avuto sentore della cosa e' andato a vedere . Quello che sembrava un prato verde smeraldo in bolla perfetta era una palude di melma e acqua, il CM da cui era stato sganciato e recuperato il rimorchio, era inclinato con tutto il muso affogato nella mota mentre E. B. era bianco come un cencio ovviamente per il pericolo corso non fosse piu' riuscito a uscire in qualche modo dalla cabina. Il Capitano M. va da lui dritto come un fuso: "B. ora la faccio tirare fuori poi una volta fatto Lei stara' qui e rimettera' i fili d' erba a posto ESATTAMENTE COME ERANO PRIMA ! Stia Punito ... 14 giorni" Ovvio l'ordine non poteva essere eseguito quindi una volta rientrati al Battaglione dopo le manovre il Capitano carico' la punizione a 21 giorni. Dopo circa 30 anni ho potuto contattare E. B. grazie a Facebook e gli chiedo cosa si ricorda del Capitano, morale la sua avversione per lui era come il fatto fosse accaduto il giorno prima ! Non aveva tutti i torti. Non si facevano apposta le cazzate, venivano da sole, spontanee e in abbondanza !

 

IL CANNONE 106 SENZA RINCULO !

Era un cannone lungo piu' di 3 metri di calibro 105,06 mm detto 106 per non confondere le sue munizioni con gli altri calibri da 105. Pesava 200 kg e per questo era impiegato come arma contro carro su mezzi ruotati. Aveva un tiro controcarro a 1000 metri con potere perforante da 40 a 50 cm e con gittata massima a 6000 metri. Armato con proiettili di vari tipi tra cui lo HEAT (High Explosive Anti Tank) era un arma micidiale, ancora in servizio nel 1981 durante l'anno della mia leva, fu sostituito l'anno successivo con l'entrata in servizio del sistema lanciamissili C/C filoguidati MILAN. Se lo osservavi dalla culatta anche se chiusa, presentava delle feritoie radiali per cui potevi vedere tutta la canna rigata fino alla volata. Al Susa il 106 veniva montato sulle vecchie Campagnole FIAT AR 59 piazzandolo sul pianale posteriore e togliendo il tettuccio, i vetri anteriori e parte degli strumenti del cruscotto oltre ai fari in quanto lo sparo avrebbe fatto scoppiare lampadine e lancette. Veniva poi fatto fuoco solo se l'arma era "in settore" ovvero entro l'angolo dei due bordi anteriori della Campagnola. Se fosse stato messo a 90 gradi rispetto alla AR e fatto fuoco, il mezzo poteva alzarsi da terra vanificando la precisione di tiro e a seconda della pendenza anche ribaltarsi. Mettersi dietro la culatta poi sarebbe stato suicidio in quanto i primi metri erano mortali, era senza rinculo proprio per il fatto la carica del bossolo veniva sfogata dietro, attraverso la culatta appunto "aperta" in una vistosa fiammata, con conseguente spostamento d'aria e sollevamento di polvere. Venne radiato proprio per questo motivo oltre agli aumentati spessori da penetrare dei carri moderni, una volta fatto fuoco la sua posizione era facilmente individuabile e per questo i nostri quattro equipaggi (Messerschmitt Spitfire Eagle e Destroyer) erano addestrati alla mobilita' estrema. L'arma era poi dotata del sistema ottico di puntamento e di uno "Spotter" ovvero una canna parallela di calibro molto minore per lo sparo di un proiettile pilota tracciante che poteva indicare la traiettoria. Gli equipaggi erano sempre di quattro specialisti , autista, capo macchina, puntatore e servente al pezzo mentre in batteria autista e capo macchina assumevano altri incarichi per lo sparo. Allora eccomi al fatto che sto per raccontarvi. Siamo sempre nel Settembre 1981 durante la "Amber Express " in uno dei dieci giorni della "Combat Phase" durante i quali si spostavano i campi tutte le notti ma anche durante il giorno c'erano comunque sempre dei movimenti di pattuglie in cerca di informazioni e equipaggi di 106 in cerca di obiettivi. Siamo in una fattoria abitata con le costruzioni a forma di quadrato in aperta campagna nei pressi di Slagelse. Siamo circa una quindicina di Alpini finiti li dopo gli spostamenti notturni ed e' presente appunto un equipaggio di un nostro 106 SR sulla AR 59 tutta ben mimetizzata con la rete. Nelle manovre AMF degli anni 80 essendo ancora in periodo di grande abbondanza, le munizioni a salve erano distribuite a montagne. A un certo punto questo equipaggio riceve l'ordine di perlustrare la strada che fuori dalla Cascina portava verso la citta'. Il capo macchina simpaticissimo (che ricordo era del 12/80) anche capo pezzo del 106 aveva un paio di nastri di proiettili per MG attorno al collo e sembrava un Guerrigliero Messicano. A quel punto si alza in piedi sul suo sedile della 59, leva il Garand in aria e grida "Vamos a Matar Companeros" Tutti gli altri presenti in Cascina fanno altrettanto, levano le armi in aria e gridano "Adelante Adelante" ...mi unisco al coro "Viva La Revolution, Viva Mexico" e qualcuno aggiunge " Viva Zapata" "Hurra'" il tutto condito di risate e allegria al massimo livello. L'autista mette in moto e i quattro sulla loro cannoniera escono dalla Carraia della Cascina, svoltano a destra e si immettono sulla strada. Mentre sentiamo che si allontanano ognuno di noi torna alle proprie faccende o a far nulla in attesa degli eventi. Passano circa 30 secondi e sentiamo ripetute scariche di armi da assalto. Quello ho visto dopo lo ricordo ancora come fosse ieri. L'autista aggrappato al volante con gli occhi sbarrati. Il capo macchina aggrappato al cruscotto e stralunato. I due dietro sul cassone che abbracciavano il 106 per tenersi mentre la AR 59 rientrava in cascina in derapata. "Ma cosa succede " chiediamo.Morale ..." Radio Naja " diceva che se venivi fatto prigioniero ti veniva preso il sedere e i quattro si sono visti quattro Belgi della AMF venire fuori dai fossi laterali della strada con i volti colorati di nero e aprire il fuoco. In due secondi il nostro autista ha frenato e fatto inversione dando tutto gas. " Radio Naja " diceva poi che il Reparto Belga era un Paracommando che aveva combattuto nel Katanga per cui i nostri si sono riempiti i pantaloni nel vederli. " Radio Naja " la faceva sempre piu' grande di quanto era la storia infatti anche noi nella Combat Phase abbiamo fatto prigioniero un militare Danese che accompagnato al posto Comando ha ricevuto tutte le attenzioni oltre a cibo e caffe' mentre i Belgi avevano combattuto nello Zaire molto tempo prima, tuttavia quella volta salvo' la virtu' dei nostri quattro cannonieri. Venimmo quindi a sapere che una pattuglia di incursori era vicino alla nostra posizione per cui organizzammo subito la caccia con tutti i ragazzi presenti in cascina ...quindici uomini contro quattro. L'Unione fa la Forza ! E di nuovo le grida "Hurra'". A quel punto ho immaginato cosa pensavano i proprietari Danesi della Cascina ..." Questi si che sono veramente capaci di difendere la nostra terra" Nella foto un pezzo da 106 SR a terra della Fanteria Greca dove si nota la culatta aperta, lo Spotter, il puntatore ottico e il tipico bossolo che una volta esploso veniva estratto dalla culatta bagnando le dita di saliva e spinto indietro con la rotazione del polso.

 

IL CAPORAL MAGGIORE DE BARBA VECCHIO E BANFONE !

Ad Agosto 1981 si e' congedato l' 8/80 e io ero gia' C. M. dai primi di Luglio. Un vecchio di nome C. la sera prima del suo congedo viene nella mia camerata mentre stavo disteso in branda e mi dice "Barba io vado a casa ma tu devi farmi un favore" "Di che si tratta ..." "Devi far morire i figli soprattutto quando sarai nonno proprio come hanno fatto con noi, non e' giusto solo a noi sia toccato subire mentre loro non sapranno cosa vuol dire, e tu sei il tipo giusto, fallo per me". Lo guardai un po' ma mentre pensavo una cosa ne dissi un'altra: "Va bene vecchio mio, vai tranquillo, li mettero' sotto a dovere anche per te". "Grazie, grazie" mi disse, e se ne ando'. Non ho mai piu' rivisto C. Il Nonnismo era ancora abbastanza forte al Susa a inizio anni ‘80 ma stava scemando in fretta per tanti motivi e stava diventando più un discorso di battute spiritose che cattiveria gratuita. Certo era peroò che i nonni avevano in mano la caserma e tutti i servizi, per cui come graduato e capo camerata eri tu a decidere ad esempio chi andava in licenza anche se poi le liste erano controllate dal Comandante di Compagnia. Al mio ultimo mese e cioe' a Gennaio 1982 arrivo' da Cuneo lo Scaglione che come si diceva " portava il congedo" quindi era il 12/81. Quella volta decido di lasciare come si doveva il mio "Ricordo" tutto personale a quello sarebbe stato il "Figliaccio" assegnato alla mia camerata. Toccò a un ragazzo di Vercelli di nome Marco M.. In accordo con i miei ragazzi ho messo su uno spettacolo degno di un Teatro. Ancor prima del mio ingresso in Compagnia e in Camerata i miei hanno iniziato a riempire il cervello al povero M. con il "trattamento speciale": “Oh per carita' povero te, non sai dove sei capitato. Questa e' la camerata di De Barba, un impestato della Madonna. De Barba e' cintura nera di Karate ed e' stato in galera, da ragazzo ha accoppato uno. Ci raccomandiamo, non fissarlo mai a lungo negli occhi. Fai finta di essere trasparente, che non sia mai che ti prenda di mira. Lo devi chiamare Maggiore o s' incazza”. Poi sempre uno dei miei si mise sull'ingresso della camerata a fare la guardia. Calcolato il tempo necessario al trattamento psicologico sono salito in Compagnia Comando e dall'androne ho guardato se il mio uomo mi dava il segnale di tutto pronto. Mi fece un cenno. Entrai in camerata con mimetica, gradi e cordone, cinturone, barba lunga nera, cappellino verde oliva con visiera piegata calato sugli occhi e lo sguardo da duro massiccio ! Al mio ingresso quello di guardia diede l'attenti e tutti scattarono come molle con saluto militare. Senza rispondere al saluto attraversai la camerata e mi portai alla finestra dove subito uno dei miei mi mise la sedia in posizione pronta per sedermi mentre un altro venne di corsa a prendermi il cinturone poi la giacca della mimetica che mi tolsi e li pose in un portamantello appeso alla finestra. Un vero servizio da Damerino. Poi mi sono seduto e ho iniziato ad osservare la vittima. Era praticamente già paonazzo ancor prima di vedermi. Appena seduto un altro dei miei arriva di corsa in concerto agli altri e mi slaccia gli scarponi, poi me li sfila, li mette vicino al termosifone e subito dopo mi mette lo sgabello sotto i piedi. Mi metto lungo sdraiato e comodo. Fatto questo tutti si allontanano da me e fanno finta di fare le loro faccende. M. era praticamente come in Trance. Gli dico con tono calmo e pacato come un vero Boss: " Ehi Tu, Presentati". Lui scatta sugli attenti e inizia la pappardella ma poi si impappina. Allora attacco con il piatto forte della scena dopo averlo guardato torvo e scuro in volto. " Ora tu ti metti a posto la roba come si deve, poi stasera esci in libera uscita ad avvertire i tuoi che sei arrivato al Battaglione ma da domani mattina il tuo culo e' mio, tu respirerai quando te lo dico io, parlerai quando te lo dico io e cacherai quando te lo dico io !". A quel punto era talmente sconvolto che i suoi movimenti erano al rallentatore mentre sicuramente avrà pensato "Dove sono finito….". E ancora: "E ora cosa faccio, se avverto i superiori questo mi fa la pelle e mi fracassa le ossa". Poi la scena arriva al culmine e dico: "Allora ragazzi cosa avete combinato oggi ?". R. che era del 2/81 come me scatta sugli attenti e dice "Maggiore io oggi ho rasato tutte le aiuole per quattro volte" "Bene" dico io, "Sai che se stai banfando e ti scopro poi sono tutti ca... tuoi", "Signorsi Signore" rispose. A quel punto il nostro M. non sapeva piu' dove mettersi tanto friggeva. Qualche attimo dopo sempre R. mi viene vicino e mi sussurra all'orecchio: "Basta senno' questo muore". "Ancora due minuti così si ricorda meglio" risposi. Al CAR i Caporali istruttori dormivano in Plotone Comando non con la truppa, questo si era trovato in un Battaglione Operativo con un "Maggiore" in camerata e per giunta un avanzo da galera, figuriamoci…. Passano i due minuti, mi alzo e vado da lui: "Io sono il C. M. Beppe De Barba, a me del Nonnismo non frega nulla anzi lo combatto da sempre, Benvenuto al Plotone Trasmissioni, a me interessa solo che la camerata sia sempre pulita e in ordine poi sei libero di fare quello che vuoi". A quel punto era più perso di prima, non capiva ancora quale fosse lo scherzo vero. Stretta di mano e pacca sulla spalla ... allora lo ho visto alzarsi da terra tanto era sollevato ! Qualche giorno prima del mio congedo arriva in camerata da me un figlio che mi fa "Barba non te ne andare, rimani qui con noi per favore". Risposi: "Ma volete scherzare, IO la naja l’ho fatta, ora tocca a voi". Il ragazzo insiste al punto che non capisco se e' davvero convinto di quanto dice o mi piglia per il culo. Il giorno dopo persino il Capitano G. V. mi chiama in ufficio: "De Barba tu adesso dove vorresti andare ?". Risposi: "Come Capitano, a casa….". "Uno come te, stai qui con noi, metti firma" rispose lui. Uscito dall'ufficio mi domandai cosa diceva "Radio Naja" di me anche se ancora oggi penso di non aver fatto nulla di speciale anche se sono stato congedato con la prassi allora di moda del "Migliore Alpino della Compagnia". La storia non finisce qui. Dal mio paese siamo in tre ad essere stati mandati al Susa nello stesso periodo, Fabrizio C. del 2/80 mitragliere in 35^, io del 2/81 Radiofonista Conduttore in Comando e Luciano S. del 3/82 mandato prima a Salerno. Siccome e' di origine Calabrese forse i reclutatori hanno voluto fargli vedere il Sud…. Morale dopo varie destinazioni arriva al Susa verso Giugno e capita proprio in Comando nella mia camerata dove c'era M. di Vercelli che gli combina lo stesso mio scherzo. Poi M. rivela a Luciano "Questo e' uno scherzo che mi ha fatto De Barba e tu non sai nemmeno chi era" "Ma vuoi scherzare, e' del mio paese e siamo amici fin da Bambini".Sempre detto che il Mondo e' piccolo !

 

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I racconti di Massimo Antonini, Caporale, 5° Scaglione 1985, Compagnia Comando e Servizi – Autista camion, cingolati da neve, ambulanze

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RACCOMANDAZIONI, BUSTARELLE E QUANT’ALTRO

Appartengo alla folta schiera di quelli che pensavano di poter contare su una forte raccomandazione e conoscenze altolocate per imboscarsi in ufficio agli Alti Comandi a Torino e dormire a casa tutte le sere. La promettente e rassicurante raccomandazione veniva da mia zia, strettissima amica di un Colonnello, la quale disse che, nel mio caso, non si era “stranamente” potuto intervenire. Ringraziai mia zia dopo qualche tempo consegnandole un regalo acquistato al circolo polare artico grazie alla sua raccomandazione. E non la frequentai più per un bel periodo…

 

GUIDARE A CUNEO

Faccio parte di coloro i quali hanno sostenuto il CAR a Cuneo negli anni ’80 ed hanno avuto il piacere di assaporare la calma, serena e lenta guida di un tempo degli automobilisti cuneesi. Per me che arrivavo dalla periferia torinese, già invasa dal traffico e da guidatori poco pazienti, si presentava come uno strano e affascinante spettacolo. Ma, alle ore 18.00, quando partivo in auto da Cuneo per raggiungere casa a Moncalieri, la guida rilassata dei cuneesi era davvero un ostacolo per il mantenimento dei miei tempi di marcia. “Guidai in un modo che voi umani…” chiedo scusa e me ne vergogno. Chiedo scusa anche alla mia auto.

 

LA “PUNTURA”

Una volta arrivato a Pinerolo al Battaglione ebbi il piacere di sottopormi alla famigerata “puntura”ovvero un ulteriore vaccino a più ampio spettro. Tutte le leggende metropolitane che giravano sulla “puntura”sono vere ! Su quelle sulla sua composizione non sono in grado di commentare poiché non ne possiedo le competenze che me lo permettano. E’ vero che grandi e grossi ragazzoni caddero a terra svenuti. E’ vero che faceva male, non quando viene fatta ma nei giorni successivi. Nel mio caso ha fatto sì che, dopo la naja, mi sia scomparsa, per sempre, l’allergia al polline: credo fermamente che sia stata proprio la puntura !

 

FAMOSO UFFICIALE DEL SUSA

A tutti al Susa in quegli anni è capitato di avere a che fare prima o poi con un famoso ufficiale. Ebbi questa esperienza in un caldo e soleggiato weekend di settembre. Montando di servizio come autista per il PAO con un camion CL, non mio peraltro, subii l’ispezione dell’ufficiale di cui sopra il quale riscontrò la mancanza di alcuni bulloni delle centine che sostenevano il telone. Mi venne intimato di reperire quei bulloni entro il pomeriggio oppure sarei stato punito. Alla domanda che feci sul come reperire i bulloni mancanti mi venne risposto: “Lei non deve reperirli, lei deve inventarli !”

 

PIAN DELL’ALPE

Pian dell’Alpe è anche il primo luogo deputato a fare da spettatore allo “sgrossarsi” o “sgrezzarsi” degli alpini del Susa, soprattutto quelli degli scaglioni più giovani arrivati da poco. Ognuno lassù, a 1950 mt., si è “sgrossato” o “sgrezzato” a suo modo. In ogni aliquota di alpini in esercitazione c’era un gran numero di reclute fresche. Per i fucilieri si trattava dei primi attacchi a fuoco: attaccavano e sbalzavano goffamente cercando di affinare le loro tecniche. Gli autisti come me sudavano freddo azzardando improbabili manovre in retromarcia con un camion di quasi 5 tonnellate e 6,5 metri di lunghezza con la cucina campale al rimorchio. Gli Sten si sgrossavano al comando anche loro con innumerevoli defiances. Solo gli ufficiali e sottufficiali di carriera erano già avvezzi all’esperienza. A Pian dell’Alpe si rimaneva, di norma a dormire almeno 4 notti. Non si avevano a disposizione l’acqua corrente, l’elettricità, la mensa, i bagni, le brande. La giornata iniziava con il lavarsi e farsi al barba con l’acqua gelida del torrente: molti non si lavavano, alcuni si lavavano vestiti, come Fantozzi, moltissimi dopo essersi fatti la barba sanguinavano copiosamente. La reazione fisica, ovvero la ginnastica, in montagna non era prevista, sicchè seguiva una colazione con the’ e biscotti. Seguivano esercitazioni varie e quindi il pranzo preparato dai colleghi alpini cuochi con l’ausilio della cucina campale. Il pranzo si consumava per terra o su qualche roccia con le posate e quello strano accessorio chiamato gavetta che si prestava a diverse interpretazioni d’uso, prese in giro, usi e gaffe. Dopo il pasto riprendevano le esercitazioni. Stanchi e sporchi non avevamo docce, bagni e branda. Dopo cena si espletavano i bisogni corporali nella pineta del soggiorno alpino Don Bosco, storicamente eletto a luogo ideale per quel tipo di funzione da svariate generazioni di alpini del Susa. Infine, in tenda, una riposante dormita adagiati su un materassino misteriosamente sempre poco gonfio inseriti a mummia nel sacco a pelo lasciando il più piccolo varco possibile, appena sufficiente alla respirazione, aspettando la nebbiolina fine fine che, bastarda, non mancava mai.

 

OULX: PROPEDEUTICA, TOMINI AL VERDE E CARCERE DI PESCHIERA

A gennaio si partì per Oulx per l’esercitazione propedeutica alla Norvegia. Anche quella di Oulx  era una bella caserma e soprattutto si mangiava bene, ma noi eravamo sempre fuori per esercitazioni, anche di notte, e quindi non abbiamo potuto apprezzarla appieno. La libera uscita serale, appena possibile, era sempre dedicata a scaldare le sedie della pizzeria-ristorante di Oulx (ai tempi era una sola, nell’attuale Via Roma). Il ristorante era ottimo, la pizza buona, ma il ricordo della bontà di quei favolosi tomini al verde che si scioglievano in bocca prevale su ogni cosa ! Non ho idea della quantità di tomini al verde fatti fuori ogni sera, ma avevo conferme sulla loro bontà da civili ed alpini che ci avevano preceduti e ne ho poi avute da quelli a noi succeduti. Assolutamente da ricordare l’esperienza pervasa da panico e palpitazioni, al ritorno a Pinerolo da Oulx: alla partenza appoggiai il mio fucile al mezzo cingolato e poi partii senza caricarlo. Grazie al cielo il mio cingolato era quello usato dal colonnello e quindi dotato di radio. All’altezza di Sestriere il mio Sten G.B., capomacchina avvertì via radio Oulx di “imboscare” il mio fucile che mi venne recapitato il giorno dopo in caserma a Pinerolo a “brevi mani”. Ciò mi permise di evitare un soggiorno forzato al carcere militare di Peschiera. Ancora grazie al brillante Sten G.B. che nei 6 mesi successivi si rivelò “uno dei nostri” anche fuori dalla Caserma !

 

BV - 206

L’elemento posteriore dei nostri mezzi cingolati adibito al trasporto truppa era provvisto di 2 lunghe panche in legno sotto le quali si poteva stipare davvero molto materiale. Papà e mamma fecero un rifornimento al supermercato sufficiente ad un cenone di capodanno per 50 persone. Erano presenti generi a lunga conservazione quali frutta secca, latte condensato, pasti sostitutivi, tonno e carne in scatola, biscotti. L’ingombro maggiore era costituito da bottiglie di liquori che “i vecchi” ci avevano consigliato di portare come corroborante al freddo norvegese. Alcune serate della nostra permanenza in Norvegia furono allietate da alcuni colleghi norvegesi che venivano a trovarci ed a far due parole o, forse meglio dire due espressioni o gesti, nell’elemento posteriore del mezzo cingolato che accoglieva 10 persone comodamente. Il mio inglese mi aiutò molto nelle conversazioni. Era un momento davvero conviviale, sincero, ma soprattutto semplice. L’umore era mantenuto vivo dal whisky, rum e cognac contenuto nei nostri mezzi. Qualcuno piazzò anche un’ultima bottiglia di genzianella rimasta……

 

LA TRAGEDIA NORVEGESE

Mi dispiace dover inserire anche un racconto non allegro, una storia che ha segnato la mia Naja. E’ un tributo a Ragazzi come noi: Fiordo di Gratangen, 5 marzo 1986 “dopo tanti giorni passati più o meno freneticamente in manovre e spostamenti senza il tempo di pensare, quella notte no, non potei dormire. Uscii a piedi nella notte artica senza badare a milioni di spilli che si conficcavano lievemente in mani e viso in compagnia del rumore ovattato ma secco dei fiocchi di neve che si comprimevano sotto il peso dei miei Vibram. Camminavo in un piccolo bosco di betulle e il cielo quella notte non era buio come al solito. Combattei invano un grande smarrimento che si univa, pulsante ed ossessivo, ad un profondo ed inquietante senso di morte. Si, di morte: in esercitazione si poteva anche morire. 16 soldati norvegesi erano morti quel giorno. Sotto una valanga. I miei passi erano insicuri, i battiti del cuore si fecero più veloci, la mia mente non poteva più contenere pensieri ed angosce che si moltiplicavano senza limite, cercai una ragione alla morte, a quelle morti… Ad un tratto il cielo divenne più chiaro ed in una danza ipnotica ma veloce comparirono deboli accenni di mutanti screziature e scie di un acceso verde smeraldo. Nel cielo si crearono e scomparirono per poi ricrearsi innumerevoli disegni di una grazie e bellezza disarmante. Ero attonito di fronte allo spettacolo dell’Aurora Boreale. Quella notte, solo quella notte, le Valchirie produssero l’Aurora Boreale con la quale accompagnarono i soldati norvegesi morti al Valhalla. Odino, seppur non morti in battaglia, li accolse come soldati gloriosi riservando loro una speciale e valorosa accoglienza. Questo voglio pensare. Questo per me rappresenta l’Aurora Boreale”. R.I.P.

 

“E’ FINITA !”

Il 23 giugno 1986, cena in trattoria con gli amici e poi tutti in piedi in caserma per prepararsi ad ascoltare il silenzio. Il silenzio fuori ordinanza, l’ultimo silenzio che avremmo sentito, fu preceduto da un discorso del Maggiore: lo ricordo ancor oggi, il Maggiore suggerì che tutte quelle esperienze passate, che a noi parvero durissime, erano solo un antipasto delle prove a cui la vita ci avrebbe sottoposto. Poi risuonò il silenzio, c’era chi urlava, chi rideva, chi piangeva, tanti si abbracciarono... Il giorno dopo uscimmo tutti dalla Berardi con un atteggiamento condiviso: soddisfatti della prova superata, fieri di quello che avevamo fatto e certi che nessuno avrebbe mai compreso a fondo il nostro servizio di leva se non l’avesse provato sulla propria pelle. Il mio servizio di leva era terminato. La naja, contrariamente a quanto pensavo prima di prestare servizio, aveva avuto un senso. Un senso c’era, eccome, ed era qualcosa di estremamente importante: era stata un’esperienza di vita, di persone, luoghi ed eventi che mi e ci aveva arricchiti e maturati davvero molto… Molti non lo capiranno, ma per molto e molto tempo mi mancò la vita in caserma e soprattutto mi mancarono gli amici Alpini.

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